Edoardo Penoncini
Il viandante si riconosce dopo / che è passato, sparendo nel nebbione (Boris Pasternak)
Villafranca del Bierzo-Portomarin
Comunque vada il più sarà fatto. È questa la sensazione condivisa quando il mattino presto partiamo. L’aria è fredda, sono vestito a carciofo, quattro strati dalla maglietta traspirante al windstopper foderato con una leggerissima imbottitura; guanti di felpa per non avere freddo alle mani. Seguiamo il consiglio della guida e prendiamo la “carretera”. La strada è in leggera salita, si pedala bene, sciolti, giusti per riscaldare i muscoli. Ma dopo una ventina di chilometri prende a salire con decisione (saranno quasi dieci chilometri molto impegnativi), richiede pedalate decise e vigorose, si fatica, la temperatura si abbassa mano a mano che si sale, sudo, elimino il primo strato, il windstopper ... pedaliamo e fatichiamo, la strada è poco frequentata, poi improvvisamente dopo qualche chilometro quello che non ci saremmo aspettati, eppure la guida aveva segnalato questo intruso: la nebbia. Una nebbia molto fitta, goccioline pesanti che si depositano dispettose sulle mie lenti da miope, un supplizio. Arranco, resto un po’ indietro, ma continuo, non so quanto tempo sia trascorso, mi assalgono mille pensieri, il dubbio che non sia quella la strada giusta, forse era meglio il sentiero, ma la salita sarebbe stata ancora più dura, poi, improvvisamente, si apre un cielo azzurro azzurro, vedo ora la strada, mi sembra di rinascere, O Cebreiro ... però sono da poco passate le 10, abbiamo impiegato parecchio per salire, quasi quattro ore. Visitiamo la chiesa del miracolo eucaristico, un breve riposo e via. La puntata per il pranzo è Sarria, qui però c’è bisogno di rifornirsi e scaldarsi un po’.
O Cebreiro è un piccolo paese, bello, come tutti quelli incontrati lungo il “Camino”, ma per arrivare qui abbiamo speso parecchia energia. Ripartiamo sempre dalla “carretera” che sono le 11. Finalmente si scende, no, anzi, si risale fino all’Alto de Poyo, breve scoramento, per fortuna si riprende a scendere sul serio, salvo una breve salita è un piacere. A Triacastela una sosta per il “sello”, poi avanti. La “carretera” seppur in salita permette una pedalata sciolta fino a Samos. Samos è un centro grazioso, attraversato dal fiume Ouribio e “dominato” dall’imponente monastero cistercense di San Benedetto. È quasi l’una quando decidiamo di continuare, siamo in ritardo rispetto alla tabella di marcia, decidiamo di fermarci nel primo posto utile, troviamo un bar con annesso ristorante, Massimo è convincente e invece di un pasto svelto si finisce al ristorante, dove si finisce per mangiare un po’ più del dovuto.
È così che riprendiamo la strada decidendo di non fermarci più fino a Portomarin. La strada è in leggera discesa, il sole è alto, ma non dà fastidio ... dopo Sarria la strada riprende a salire, poi è un continuo saliscendi e sento la fatica, bevo molto, mi fermo un paio di volte, ma intanto Portomarin è sempre più vicino, mi compare sulla sinistra uno specchio d’acqua: il fiume Miño ci accompagna fino a Portomarin e sono ormai le sei del pomeriggio.
Abbiamo poca voglia di guardarci intorno, ma la chiesa merlata di san Nicola merita le nostre attenzioni, così come questo centro smontato e rimontato nell’attuale posizione.
Ci addormentiamo molto presto la sera, domani sarà il grande giorno.