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Edoardo Penoncini
Il viandante si riconosce dopo / che è passato, sparendo nel nebbione (Boris Pasternak)
Il cotto
ci sono giorni in cui la città
sembra esistere solo per te
gli scuri restano chiusi
le venature del cotto
si fanno più scure e tu scruti
quei segni come una direzione
cerchi i suoi misteri
sbirci da un portone socchiuso
lì la città che non ride
mostra un lato ignoto
l’ortogiardino sorridente
nascosto dietro i muri
sullo sfondo grigio delle ombre
ma non bisogna fermarsi troppo
svanirebbe la fame del cotto
Estate, ore 14
giornata perfetta
il vuoto e l’assenza
ciottoli e pietre
colori distanti
la luce allo zenit
abbatte le ombre
il muro davanti
ammette deserti
Via degli Angeli
un velo da sposa artigliato ai tetti
si gonfia oltre le mura
è leggero poco più di un tulle
insacra il filare di pioppi gemelli
lungo le strade si cuoce il silenzio
di metafisiche geometrie
Via san Romano
stretta e umida coi portici scuri
san Romano s’inventa le atmosfere
dell’inverno e della notte
in un giorno di mercato
la gente fuoriesce
un corteo di chiacchiere
e sporte cresce
insieme pedoni e biciclette
si scambiano molestie
qui le ore sono un bel battibecco
ritorno di emozioni quasi lunari
quando lasci la via vuota
e prendi il ghetto
dove tra gl’incubi dormono i ciottoli
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