Edoardo Penoncini
Il viandante si riconosce dopo / che è passato, sparendo nel nebbione (Boris Pasternak)
*
ai miei fratell
fu un tempo felice
a ognuno il suo destino
non cercato non subìto
goduto nell’istante
del suo compimento
dentro una nebbia densa
da infilarcisi senza speranza
e uscirne per un raggio di sole
nel cuore dell’inverno
La piena
È di nuovo un giorno di rabbia e vento,
suda il cielo colori minacciosi,
corre il fiume con le sue acque di limo,
s’infiltra nelle tane delle volpi
scava e scava ancora, si beve l’argine,
l’argine stanco con l’acqua alla gola,
le golene sono un deserto d’acqua
e gli alberi con i rami che annegano
sono mani alzate in cerca d’aiuto.
Le nuvole
Come stanno le nuvole
a volte basse come nebbia
o coi loro sorrisi bianchi
improvvisamente burrascosi
nel loro farsi e sfarsi
in frasi di cielo?
Rondini
Non vedo più le rondini partire
nei loro viaggi verso i soli d’Africa
quando al mattino segnavano il cielo,
fitte sui fili dell’alta tensione
fitte sui cavi nuovi del telefono.
Come le lucciole ora sono rade,
piccole piccole senza gli stridi,
come le nottole lungo le viottole,
come le rane pettegole negli
stagni, come parole ritornate
tra le muffe e i sudori di cantine
svernate, tra il fumido delle stoppie
in agosto nei campi seviziati.