Edoardo Penoncini
Il viandante si riconosce dopo / che è passato, sparendo nel nebbione (Boris Pasternak)
*
Sollevo gli occhi dal libro
il treno è il tempo di chi viaggia solo
una ragazza seduta di fronte
un libro tra le mani
gli occhi di là dal finestrino
forse vediamo le stesse cose
non so in che modo ognuno le fa sue
tutto viene e va
tutto si accende e si spegne
e torna il solito tarlo:
in quale direzione del treno
sono seduto
siamo due specchi io e la giovane
uno riflette l’altro assorbe,
di là dal finestrino i miei occhi
sono facile preda di un dèmone,
ad occhi chiusi la ragazza
apre le braccia alla speranza
è il treno il suo angelo custode
*
Peccare sulla via
ed essere guidato
nel sogno, questa sì
mi pare poesia

*
Che strane le mie librerie
ora scrupolose, attente
ora distratte, dispettose
con i loro occhi a volte spalancati
protetti a volte da un vetro
a volte chiusi da un legno
e sentono i miei passi
segnano le mie ore
ridono della mia impazienza
cambiano gli scaffali
mi nascondono un libro
poi mi blandiscono
con il profumo della carta e del legno
si aprono come uno scrigno
vi trovo schede dimenticate
rimandi ad altri fogli
a una vecchia catalogazione
a uno scaffale rinominato
... e continuano a prendersi gioco
della mia ingenua presunzione
*
Si vive il tempo del citazionismo
dono e magia che scioglie parole
di Rilke Lorca e dello Zibaldone
in una rete di nuvole e stelle
tutto si dà come letto e acquisito
anche di lingue bevute a bizzeffe
vale la pena tacere del resto
la millantata lettura si sa
non è reato in questo firmamento
dove la lingua perde le parole