Edoardo Penoncini
Il viandante si riconosce dopo / che è passato, sparendo nel nebbione (Boris Pasternak)
*
Per chi suona ancora la campanella
dell’Archiginnasio, quando Bologna
s’abbuia nelle giornate d’inverno?
Chiudo i libri vecchi: sanno di polvere,
ma nel cortile non c’è chi mi spolvera
le maniche imbiancate della giacca.
*
Le mani dentro il miele
per un impasto che diviene
l’eterno sgocciolante
di un rubinetto che perde
e spande il rumore
di piccole gocce contrappuntate
in questo preannuncio d’estate.
*
Quando ti offro una parola di carta
è un modo come un altro per seguirti,
come se il lucignolo d’improvviso
interrompesse di bruciare
quel che voglio resti di te.

*
Era la musica a scoppiettio
il fruscio dei faggiil voto al santuario
la parola immaginata
la cantilena del rosario
la voce strozzata
del Rio Scorticato.
*
Bisogna saperselo dire
quando è un’ombra o un’orma
che assecondiamo.
Le strade ritornano sempre,
basta seguire il sole e il suo arco
per dare senso al nostro viaggio
e forse non siamo davvero
il vuoto d’un tramonto
o la speranza d’un’alba.
*
Quando sotto il giardino del Morè
calavi come una macchia di Pollock
tutto scemava nella prospettiva
fino in fondo all’edicola votiva.